Chi non ricorda la Factory fondata da Andy Warhol. Era il suo studio a Manhattan, ma in breve tempo è diventato un concentrato di idee, passioni e utopie concrete, ospitando artisti, musicisti e letterati degli anni Sessanta: da Anita Pallenberg ai Velvet Underground, gli Stones e Dylan, Edie Sedgwick, David Bowie, passando per William Borroughs e il pittore Jean-Michel Basquiat. Insieme consumavano droghe, ascoltavano musica, ma davano anche l’illusione che qualcosa di tangibile si potesse realizzare, in quelle giornate di perdizione. La creazione che deriva dal caos.
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